Bolivia: Declassamento del rischio politico di MLT da categoria 5/7 a 6/7
Punti salienti
- Nel paese, fortemente polarizzato dal 2019, le tensioni politiche sono aumentate.
- Nel 2021 l’economia ha registrato una ripresa con una crescita attesa del 5%, ma il PIL reale ritornerà ai livelli pre-Covid-19 solo alla fine del 2022.
- Il rapporto debito estero-PIL è in crescita e attualmente ha raggiunto il picco dal 2005, quando il paese beneficiava della cancellazione del debito.
- Il cambio fisso e le riserve valutarie in calo aumentano il rischio di controlli sui movimenti di capitale o carenze di valuta estera.
Pro
Contro
Capo di Stato e di Governo
Popolazione
PIL pro capite
Categoria di reddito
Principali prodotti esportati
Tensioni politiche e instabilità in crescita in un paese fortemente polarizzato
Negli ultimi decenni la Bolivia è stata esposta all’instabilità politica in particolare a causa delle tensioni interne tre le élite e le comunità indigene povere (circa due terzi della popolazione). Tra il 2005 e il 2019 però il governo di Evo Morales e del suo partito MAS (Movimiento al Socialismo) – sostenuto in larga parte dal popolo indigeno – ha permesso al paese di godere di una relativa stabilità politica. Tuttavia, da quando Morales ha deciso di ricandidarsi per le elezioni nel 2019, nonostante il risultato contrario del referendum sull’ennesima proposta di Morales di un quarto mandato presidenziale consecutivo, le tensioni politiche sono state in costante crescita. Sebbene Morales sia stato eletto nelle elezioni del 2019, i risultati sono stati annullati per presunti brogli, e Morales è fuggito dal paese scosso da violenti disordini. Un governo ad interim dell’opposizione di centro-destra (élite) ha poi guidato il paese fino alle nuove elezioni indette nel 2020. Luis Arce, del partito MAS, è stato eletto presidente a novembre 2020 dopo una vittoria elettorale schiacciante. Tuttavia, le tensioni politiche non hanno fatto che crescere in un paese segnato da una forte polarizzazione. Dal suo reinsediamento al potere, il MAS ha adottato misure dure contro gli oppositori e il presidente del governo ad interim, e diversi membri di spicco sono in stato di arresto. Inoltre, fin dalle elezioni del 2019 il paese ha vissuto periodi di disordini violenti e prolungati.
Crescita economica in calo dal 2016
Durante il governo Morales, il paese cavalcava l’onda del boom delle materie prime con prezzi di minerali e idrocarburi elevati. La Bolivia esporta oro, argento, zinco e stagno, e soprattutto gas, e infatti fra il 2005 e il 2016 la crescita media del PIL reale si aggirava attorno al 5%. Dal 2016 però, la crescita del PIL reale è andata calando a causa dell’elevata dipendenza del paese dalle esportazioni di materie prime (soprattutto a seguito del calo dei prezzi del gas). Fra il 2016 e il 2020 è stata registrata una crescita media del PIL reale pari al 3,7%. La crisi indotta dal Covid-19 e i prezzi bassi delle commodity hanno assestato un duro colpo all’economia della Bolivia, dando il via nel 2020 ad una profonda recessione pari all’8,8%. Sebbene nel 2021 l’economia stia registrando una ripresa, con una crescita attesa del 5% trainata dai prezzi più elevati di gas e minerali, il PIL reale raggiungerà i livelli pre-Covid-19 solo alla fine del 2022. In prospettiva, secondo le previsioni nel 2022-2025 la crescita economica dovrebbe restare al di sotto della media del 2005-2019, con una crescita media attesa del PIL reale pari al 3,7%. Si stima che l’atteso consolidamento fiscale e gli scarsi investimenti privati nel medio termine freneranno la crescita economica. La Bolivia è fra i paesi con la più lenta campagna vaccinale in America Latina e si ritiene che non raggiungerà l’immunità di gregge prima del 2023. Perciò prevalgono i rischi di ribasso, in quanto nei prossimi anni il paese continuerà ad essere vulnerabile alle ondate di Covid-19, nonché ai disastri naturali (siccità, alluvioni, incendi, ecc.). Allo stesso tempo, si prevede che la dipendenza globale dai combustibili fossili nel lungo termine sia destinata a diminuire, con possibile conseguente impatto sulle esportazioni di gas della Bolivia.
Il calo dei prezzi delle commodity ha generato un disavanzo di parte corrente
Fino al 2014, la Bolivia aveva goduto di un decennio di avanzi di parte corrente grazie al boom delle commodity. Tra il 2015 e il 2020 però, il saldo di parte corrente si è tramutato in un disavanzo pari in media al 5% del PIL. Sul fronte delle esportazioni, le entrate correnti nel 2015 sono calate di un quarto e da allora non sono più riuscite a recuperare terreno e tornare ai livelli del 2014, soprattutto a causa del fatto che rispetto al picco nel 2014, nel 2020 le esportazioni di idrocarburi sono diminuite quasi del 60% in dollari, e di un terzo in termini di volume. Inoltre, l’Argentina e il Brasile, gli unici importatori di gas naturale boliviano, stanno attivamente cercando di ridurre tali importazioni a favore della produzione interna, mentre la Bolivia, che non ha sbocchi sul mare, non è riuscita ad assicurarsi mercati alternativi. Inoltre, il regime normativo introdotto dal presidente Morales prevede controlli amministrativi su prezzi ed esportazioni (principalmente per i prodotti agricoli) che hanno contribuito a nuocere alle entrate correnti. Sul fronte delle importazioni, i principali propulsori delle spese correnti sono petrolio, capitale e beni di consumo. Nel 2020, il disavanzo delle partite correnti si è ridotto ad un modesto 0,5% del PIL a fronte di una forte compressione delle importazioni (un fenomeno condiviso da tutta l’America Latina a causa delle misure di lockdown). Nel 2021, il disavanzo di parte corrente dovrebbe salire al 2,2% del PIL, in quanto, quando una economia si normalizza, i pagamenti da importazioni aumentano rapidamente. Nei prossimi anni si prevede che il disavanzo di parte corrente cresca gradualmente fino a toccare il 3,8% del PIL nel 2025, in quanto i prezzi più alti di gas e minerali produrranno un sollievo puramente temporaneo. In passato, i disavanzi di parte corrente sono stati finanziati principalmente ricorrendo alle riserve valutarie ed emettendo debito estero (soprattutto debito multilaterale agevolato, e in misura minore obbligazioni estere). Negli ultimi anni gli afflussi di IDE hanno rappresentato una fonte piuttosto volatile di finanziamento del deficit, mentre nel 2019 e 2020 si sono avuti forti deflussi di IDE (una tendenza non generalizzata in America Latina). Nei prossimi anni, si prevede che gli afflussi di IDE rappresenteranno una fonte relativamente esigua per finanziare i disavanzi di parte corrente previsti, dato che le politiche interventiste del governo tolgono attrattiva agli IDE. Ne consegue che negli anni a venire si dovrà fare maggiore ricorso alle riserve valutarie e all’emissione di debito con l’estero per finanziare i disavanzi di parte corrente. Una nota positiva è che i vasti depositi di litio poco sfruttati presenti in Bolivia – i più grandi al mondo – hanno un enorme potenziale dato l’attuale contesto focalizzato sulla transizione globale verso il green, sempre che il paese sia in grado di attirare investimenti.
Mantenere il boliviano ancorato al dollaro americano ha un costo
Dal novembre del 2011, la Bolivia ha un tasso di cambio fisso pari a 6,9 pesos boliviani per dollaro US, che ha permesso una inflazione bassa e stabile e una riduzione della dollarizzazione. Tuttavia, a fronte dei disavanzi di parte corrente registrati dal 2015, le riserve valutarie sono andate diminuendo, riducendosi quasi dell’85% dal picco del 2014. A ottobre 2021 coprivano 2,6 mesi di importazioni (inclusa l’allocazione di diritti speciali di prelievo - DSP - pari a USD 326 milioni erogati in agosto). Si tratta di un livello basso a difesa dell’ancoraggio, soprattutto visto che si prevede che nei prossimi anni le riserve valutarie caleranno a causa dei grossi buchi nei finanziamenti previsti nella bilancia dei pagamenti. Certo i prezzi elevati di minerali e gas e i DSP del FMI forniscono un cuscinetto di riserva aggiuntivo nel 2021, ma non modificano in modo significativo l’attuale traiettoria al ribasso. Ne consegue che l’ancoraggio del boliviano al dollaro US non sarà più sostenibile nel medio termine. È possibile che si arrivi ad una svalutazione e il FMI nel report di agosto 2021 ha affermato che il tasso di cambio reale è sopravvalutato del 10-15% circa. Tuttavia, nel medio termine l’effetto combinato della politica ideologica ed interventista dell’attuale amministrazione, l’impegno immutato nei confronti dell’attuale tasso di cambio (dato che una svalutazione colpirebbe in particolar modo le famiglie indigenti), e la mancanza di una banca centrale indipendente aumenta il rischio di controlli sui movimenti di capitale o carenze di valuta estera. Inoltre, il calo delle riserve valutarie manterrà il rating di rischio politico di BT di Credendo (4/7) sotto pressione nell’outlook a un anno.
Rapporti di indebitamento più alti dal 2005
Gli attuali disavanzi di parte corrente hanno provocato un accumulo di debito con l’estero, che alla fine del 2020 ha raggiunto quasi il 42% del PIL rispetto ad una incidenza del 27% circa alla fine del 2014. Sebbene in teoria il livello attuale sia ancora gestibile, il rapporto di indebitamento del paese è chiaramente in ascesa e attualmente ha raggiunto il livello più alto dal 2005, quando il paese beneficiava della cancellazione dei debiti nel quadro delle iniziative HIPC e MDRI. Nei prossimi anni è improbabile che il rapporto debito estero/PIL diminuisca, mentre una svalutazione potrebbe far risalire i livelli del rapporto debito/PIL. La nota positiva è che il debito è principalmente di lungo termine, in quanto quello a breve termine incide solo per il 7% circa sui livelli di debito estero. Inoltre, la Bolivia ha fatto ricorso principalmente a debito multilaterale (circa metà del debito con l’estero) e a debito bilaterale (circa un decimo del debito estero totale). Tuttavia, di recente il paese andino ha cominciato ad affidarsi maggiormente al debito commerciale e ha collocato diverse obbligazioni sui mercati finanziari, ad esempio nel 2013 (con scadenza nel 2023) e nel 2017 (con scadenza nel 2028). Guardando al futuro, il ricorso ai finanziamenti dai mercati internazionali esporrà la Bolivia a possibili cambiamenti (inasprimento) delle condizioni finanziarie estere.
Grossi tagli alle spese e meno investimenti pubblici sono cruciali ma potrebbero scatenare l’instabilità politica
Sebbene i dati non siano ancora preoccupanti, le finanze pubbliche sono fragili. Dal 2014 il deficit primario persistente (pari al 6% circa del PIL) ha generato un costante aumento del rapporto debito/PIL. La pandemia da Covid-19 ha spinto i livelli del debito pubblico ad un vertiginoso 79% del PIL, mentre il governo ha registrato un disavanzo di bilancio pari a quasi il 13% del PIL nel 2020. In futuro si prevede che i disavanzi di bilancio diminuiranno solo gradualmente, e di conseguenza si stima che il debito pubblico continuerà a salire fino a raggiungere quasi il 90% del PIL entro il 2025. Come nota positiva, sebbene l’incidenza degli interessi passivi sulle entrate pubbliche sia in crescita, il livello è relativamente basso (si stima inferiore al 10% delle entrate pubbliche nel 2021) in quanto in passato i disavanzi di bilancio erano finanziati da prestiti multilaterali. Tuttavia, l’anno scorso si sono resi necessari finanziamenti aggiuntivi e la banca centrale ha chiaramente aumentato la quota di debito pubblico sul proprio bilancio. In futuro, saranno necessari grossi tagli alle spese e la riduzione degli investimenti pubblici (motore della crescita economica interna in passato) che però potrebbero generare maggiore instabilità politica.
Valutazione del rischio politico di MLT declassato dalla categoria 5/7 a 6/7
La decisione di Credendo alla fine di novembre 2021 di declassare il rating del rischio politico di medio/lungo termine della Bolivia dalla categoria 5/7 a 6/7 si fonda su diversi fattori, che vanno dall’ancoraggio insostenibile nel medio termine, riserve valutarie in calo, crescente instabilità politica, all’accumulo del debito con l’estero composto da una crescente quota commerciale, il tutto unitamente al deterioramento delle finanze pubbliche.
Analista: Jolyn Debuysscher – J.Debuysscher@credendo.com