Bangladesh: Le dimissioni forzate della Prima Ministra Sheikh Hasina danno avvio ad una transizione politica complessa e incerta
Punti salienti
- Manifestazioni di massa capeggiate dagli studenti durante l’estate hanno costretto la Premier Sheikh Hasina - in carica ininterrottamente dal 2009 - alle dimissioni, vista anche la perdita dell’appoggio dell’esercito.
- Una transizione politica incerta che sarà gestita da un governo provvisorio guidato dall’economista Muhammad Yunus fino alle elezioni.
- Solo con il tempo si potrà capire se il Bangladesh entrerà in una nuova era politica o se i partiti tradizionali manterranno il proprio dominio politico.
- In un contesto di rallentamento economico e pressioni valutarie e di liquidità, che incidono su un contesto di business difficile, le sfide sono intense.
- L’outlook per i rating di rischio politico di breve e medio/lungo termine è negativo.
Pro
Contro
Capo di Stato
Capo di Governo
Popolazione
PIL pro capite
Fascia di reddito
Principali prodotti esportati
Sarà una svolta o una pausa per la storia politica recente del Bangladesh?
Per il Bangladesh è stata un’estate politica torrida, contrassegnata da manifestazioni di massa capeggiate dagli studenti innescate da un controverso sistema di quote per regolare l’accesso ai posti di lavoro nel settore pubblico. La violenta repressione militare e la crescente opposizione della popolazione al governo Hasina hanno dato via ad un terremoto politico. Dopo essere rimasta saldamente al potere per 15 anni, il 5 agosto la PM Hasina è stata abbandonata dall’esercito e costretta a fuggire in India. Immediatamente sono state prese importanti decisioni per ripristinare la calma e proseguire con la transizione politica, soprattutto rispetto alle richieste portate avanti dagli studenti. Il Presidente ha sciolto il Parlamento, sono stati rilasciati numerosi prigionieri politici ed è stata revocata la messa al bando del maggiore partito islamico Jamaat-e-Islami. Nel frattempo, è stato formato un governo provvisorio, i cui membri provengono da tutta la società civile, e guidato dall’economista e premio Nobel per la pace Muhammad Yunus (osteggiato dall’ex PM Hasina), il cui compito sarà di traghettare il paese verso nuove elezioni.
Gli ultimi avvenimenti generano speranza per il paese, data fra le altre cose la tendenza autocratica degli anni precedenti e la ampia repressione dei media e degli oppositori politici. Potrebbe essere un punto di svolta nella storia politica del Bangladesh, ma tutto dipenderà da che evoluzione prenderà l’attuale transizione e come verrà gestita, in quanto si prevede la presenza di diversi venti contrari ad ostacolare un trasferimento di poteri tranquillo e un cambio fondamentale della direzione politica. A questo riguardo, sarà importante la tempistica delle elezioni. Secondo la Costituzione, le elezioni dovrebbero essere indette almeno tre mesi dopo lo scioglimento del Parlamento, quindi in questo caso a inizio novembre, il che appare impossibile e non auspicabile. Certo in pochissimo tempo il governo provvisorio intende ripulire un sistema politico a lungo dominato da due principali dinastie della Awami League (AL) e del Bangladesh National Party (BNP). Idealmente, il Bangladesh ha bisogno anche di facce nuove e di un nuovo panorama politico, e questo è molto al di là da venire. Se il partito all’opposizione BNP dovesse vincere le elezioni, è probabile che le prassi politiche rimarranno praticamente invariate. Nonostante le speranze di una nuova era politica, reclamata soprattutto dagli studenti, gli interessi politici consolidati rappresenteranno un grosso ostacolo alla attuazione di riforme strutturali profonde. Inoltre, l’inesperto governo provvisorio di Yunus dovrà affrontare potenziali tentazioni di vendetta politica da parte di entrambi i fronti dello spettro politico, AL e BNP, il che renderà le cose ancora più complesse. È chiaro, perciò, che i prossimi mesi saranno carichi di tensione. Più breve sarà la transizione, maggiore sarà la probabilità che i partiti politici tradizionali continuino a dominare il panorama politico, mentre più a lungo si protrarrà la transizione, maggiore saranno i rischi di instabilità. Realisticamente, ci vorrà del tempo prima che vengano indette le prossime elezioni.
Shock politico nel contesto di una economia indebolita
L’attuale sovvertimento politico avviene in un momento in cui l’economia interna si trova già a lottare contro sviluppi esterni avversi. La crescita del Pil reale negli ultimi due anni è rallentata, passando dal 7,1% nel 2022 (l’esercizio finanziario termina a giugno) al 5,4% nel 2024, soprattutto a causa del rallentamento della crescita delle esportazioni su cui ha inciso l’indebolimento dell’economia globale, in particolare la cruciale domanda dei paesi occidentali rivolta al settore dominante dell’abbigliamento (pari al 90% dei beni esportati). Nel breve periodo, il settore potrebbe risentire dell’incertezza politica e dell’esitazione degli investitori, ma anche il contesto sociale rimane difficile e rappresenta un onere per il governo provvisorio, dato il costo della vita tenacemente alto, sostenuto da una elevata inflazione dei prezzi (soprattutto i beni alimentari), che ha superato il 10% anno su anno da luglio 2024.
Il taka (-40% contro il dollaro americano da agosto 2022) e la liquidità continuano ad essere sotto pressione, nonostante il costante calo delle riserve valutarie si sia leggermente stabilizzato tra gennaio e luglio 2024. La liquidità del Bangladesh è stata comunque fiaccata dal calo del 60% delle riserve valutarie da agosto 2021, per cui l’attuale copertura delle importazioni è scesa a 2,5 mesi rispetto a 7 mesi nel 2021.
Ciò ha inciso sul profilo di rischio finanziario del Bangladesh, sebbene gli indici di debito con l’estero si mantengano a livelli sostenibili (secondo le previsioni pari a circa il 23% del PIL nell’esercizio 2024–2025). Al crollo delle riserve valutarie hanno contribuito l’aumento del servizio del debito, la politica sui tassi di cambio – ossia gli interventi della Banca Centrale per difendere il taka – e i deflussi di capitale. Per contrastare questa tendenza negativa, a partire dall’esercizio 2023 le autorità hanno ripristinato la compressione delle importazioni, che ha permesso al deficit di parte corrente di mantenersi quasi in pareggio. Il Bangladesh può altresì contare sul sostegno del FMI grazie al programma di finanziamento approvato a gennaio 2023. Tuttavia, i futuri afflussi di capitale dipenderanno dalla fragile situazione politica e da un minor livello di incertezza.
Le sfide della politica economica a fronte di prospettive negative
Istituzioni deboli, corruzione elevata, una rete elettrica volatile e burocrazia si aggiungono ai fattori che nuocciono all’attrattività per gli investitori e al rischio legato al business (il rating attuale è pari a E/G). Sono elementi che dovranno essere affrontati dalla prossima amministrazione se il Bangladesh vorrà veder salire gli investimenti diretti esteri dai bassi livelli attuali e migliorare il contesto in cui le imprese si trovano ad operare. Inoltre, bisognerà promuovere la diversificazione economica per diminuire l’elevata dipendenza dal settore dell’abbigliamento che da tempo caratterizza il paese. Le finanze pubbliche rappresentano un ulteriore rischio di ribasso che va monitorato, a fronte di entrate pubbliche molto esigue, di cui il 20% circa è allocato al pagamento degli interessi, e nonostante un lieve rialzo nell’esercizio 2024 della quota di incidenza sul PIL all’8,7%, il basso gettito continua a limitare il futuro spazio di manovra del bilancio. Negli ultimi anni, comunque, si è riusciti a contenere bene il disavanzo di bilancio che si è attestato al 4,5% circa del PIL, rallentando la crescita del debito pubblico, che secondo le previsioni in questo esercizio doveva raggiungere un modesto 41% del PIL (a fronte però di un picco del 475% delle entrate pubbliche). Ora resta da vedere se il rigore di bilancio verrà mantenuto durante la transizione politica. Nel frattempo, la salute precaria in cui versa il settore bancario rappresenta un’altra fonte di preoccupazione, in particolare per l’insufficiente patrimonializzazione delle banche pubbliche e i crediti deteriorati che superano il 20%. Inoltre, una incertezza politica prolungata potrebbe ritardare le tanto necessarie riforme bancarie. Infine, ma non meno importante, il Bangladesh è fra i grandi paesi più vulnerabili al cambiamento climatico e all’innalzamento del livello del mare, e il paese viene colpito con sempre maggiore frequenza da forti cicloni e alluvioni, con grave danno ai mezzi di sostentamento, alla agricoltura e alla sicurezza alimentare. È quindi imperativo che questo enorme rischio sia inserito fra i compiti a più alta priorità che attendono qualunque futuro governo.
Data la situazione politica ed economica incerta e complessa, Credendo assegna un outlook negativo ai rating di rischio politico di BT e MLT, che attualmente si collocano a 4/7.
Analista: Raphaël Cecchi – r.cecchi@credendo.com