Pakistan: Declassamento da categoria 6/7 a 7/7 per il rischio politico di MLT

Punti salienti
- Il Pakistan sta attraversando una grave crisi politica, finanziaria e socioeconomica.
- Il susseguirsi di forti shock si è rivelato fatale per l’economia del Pakistan, facendolo piombare in una crisi della bilancia dei pagamenti.
- Carenze di valuta estera e beni primari, in aggiunta a ingenti costi di ricostruzione a seguito delle alluvioni, hanno costretto Islamabad a fare un consistente ricorso al supporto estero.
- Il Pakistan è sull’orlo di una insolvenza sovrana in un contesto di scarsa liquidità e finanze pubbliche insostenibili, che richiederà un salvataggio e una ristrutturazione del debito.
- Credendo ha declassato il rating del rischio politico di MLT del Pakistan alla categoria 7/7.
Pro
Contro
Capo di Stato
Capo del Governo
Popolazione
PIL pro capite
Categoria di reddito
Principali prodotti esportati
Pakistan ad elevato rischio di default del debito nel 2023
Il Pakistan è nel pieno di una situazione di crisi multiple – economica, finanziaria, sociale e politica – che è andata peggiorando di mese in mese e potrebbe portare ad un default sovrano. Il Pakistan non potrà sfuggire alla insidiosa trappola del debito legata ai salvataggi del FMI e a nuovi finanziamenti esteri senza l’adozione di profonde riforme e significativo supporto finanziario, inclusa la ristrutturazione del debito pubblico, perché le sfide sono semplicemente diventate talmente gigantesche da non poter essere superate in solitaria o in modo sostenibile. È probabile che ad un certo punto dopo le elezioni del 2023 si procederà a presentare una ulteriore richiesta di supporto al FMI. Analizzando la storia recente del Pakistan, esacerbata dal susseguirsi di alcuni grandi shock molto sfortunati, è inevitabile che ciò accada. Il Pakistan ha dietro di sé una lunga storia di prestiti e salvataggi con il FMI, e l’attuale programma triennale (il ventitreesimo dal 1950), avviato a luglio 2019 in base agli stessi accordi dei programmi precedenti, si prefigge di risolvere enormi squilibri della bilancia dei pagamenti e finanze pubbliche dissestate e di generare maggiori riserve valutarie. Questo sostegno evidenzia le debolezze strutturali del paese, quali elevata dipendenza dalle importazioni, esportazioni insufficienti, finanze pubbliche estremamente deboli, un settore dell’energia elettrica altamente indebitato e inefficiente e la sfiducia degli investitori a causa della cronica instabilità politica, nonché l’assenza di continuità politica e una cattiva governance.
Crisi della bilancia dei pagamenti dopo il susseguirsi di grandi shock
Dopo lo shock dovuto alla pandemia da Covid-19 nel 2020-2021, l’economia indebolita del Pakistan è stata duramente colpita dalle ripercussioni della guerra in Ucraina nel 2022.
Le due conseguenze più evidenti sono state l’inflazione elevata (31,5% a febbraio, ossia inferiore solo a Sri Lanka e Laos in Asia; vedi grafico in alto che mostra l’evoluzione dei prezzi al consumo e i tassi di interesse della banca centrale) e un disavanzo di parte corrente in forte crescita (dallo 0,9% al 4,7% del PIL tra il 2021 e il 2022, vedi grafico in basso) a causa delle importazioni più care di cibo e carburanti. Il Pakistan è altamente dipendente dalle importazioni di energia (più del 25% delle importazioni di beni) e di grano, e quindi ha subìto l’impatto del rincaro dei prezzi dovuto al conflitto in Ucraina. Ciò è particolarmente evidente dal momento che la rupia pakistana è stata scambiata ai minimi storici rispetto al dollaro USA, il che ha reso le importazioni essenziali molto più costose in valuta locale, alimentando l'inflazione.
La crisi della bilancia dei pagamenti – nonostante l’ammontare record delle rimesse dal Golfo da cui dipende quasi la metà delle entrate di parte corrente del Pakistan – ha esacerbato la dimensione sociale della crisi economica, con disordini causati dall’elevato costo della vita e dalla carenza di beni di primaria necessità. La liquidità esterna, perciò, dall’autunno del 2021 è in costante tendenza all’esaurimento, con graduale impatto sui pagamenti delle importazioni, e conseguenti ingenti restrizioni alle importazioni (inclusi i carburanti) e forti interruzioni di corrente.
Urgente bisogno di supporto finanziario estero
In questo contesto economico estremamente difficile, le inondazioni monsoniche record dell’estate del 2022 hanno devastato un terzo del territorio, danneggiando le infrastrutture e incidendo su esportazioni chiave quali i raccolti agricoli e il cotone usato dall’industria tessile. Per l’economia pakistana è stato un colpo fatale, che l’ha gettata da una situazione precaria ad una inestricabile. Con una economia al collasso - in potenziale contrazione nel 2023 – e le attuali difficoltà di finanziamento delle importazioni a causa della scarsa liquidità, le autorità non si possono permettere di finanziare i costi di ricostruzione che secondo le stime ammontano a USD 30 miliardi. Perciò dei donatori internazionali si sono impegnati a donare circa USD 10 miliardi, la Cina e i partner MENA ad alleviare lo stress finanziario attraverso varie forme di supporto, e il programma del FMI è ripartito ad agosto – con erogazione immediata – ed è stato prorogato fino a giugno 2023. Tuttavia, questo ampio sostegno non aiuterà a prevenire le difficoltà finanziarie. Nel frattempo, le autorità stanno cercando di assicurarsi un’altra tranche di prestiti dal FMI. Alla fine di gennaio hanno liberalizzato il tasso di cambio della rupia pakistana, provocando un brusco deprezzamento del 14% rispetto al dollaro USA; quindi, hanno tagliato i sussidi ai carburanti e hanno adottato ulteriori aumenti delle tasse.
Queste misure, associate a crescenti carenze di beni, potrebbero far aumentare ulteriormente l’inflazione e i tassi di interesse di riferimento (aumentati al 20% il 2 marzo, comunque ben al di sotto dell’inflazione).
Le finanze pubbliche sono insostenibili
Sebbene Islamabad stia sfruttando qualunque opzione disponibile per guadagnare tempo, il Pakistan è sull’orlo di un default del debito sovrano. Le finanze pubbliche sono estremamente fragili, con un debito pubblico (77,8% del PIL) che ha raggiunto quasi il 650% delle entrate statali nel 2022 (vedi grafico in basso) e la spesa per interessi ha raggiunto il culmine attorno al 40% delle entrate statali (il terzo livello più elevato al mondo dopo Sri Lanka e Ghana). In altre parole, il debito pubblico e la spesa per interessi, gonfiati dai rialzi dei tassi, sono troppo onerosi e le entrate pubbliche sono troppo poche, portando ad una situazione insostenibile nel medio/lungo termine (MLT), se non si attueranno drastiche riforme e una pesante riduzione del debito per indirizzare il debito pubblico verso un percorso sostenibile.
Il debito pubblico totale è per il 38% esterno, di cui 75% è detenuto da creditori bilaterali e multilaterali.
Negli ultimi mesi il rischio di default del debito è aumentato a causa dell’impegnativo servizio del debito, ben al di sopra delle esigue riserve valutarie, e dei tassi di interesse elevati. Islamabad ripone le sue speranze nel supporto estero da parte di due attori principali: il FMI e la Cina. Un grande salvataggio da parte del FMI non è realistico nel breve termine data la spinosa situazione politica, mentre le misure di austerità potrebbero scatenare una intensificazione dei disordini sociali e delle interruzioni delle attività, andando ad aumentare livelli già elevati di instabilità e incertezza politica. Qualunque tipo di salvataggio dovrebbe essere associato ad una ristrutturazione del debito pubblico che inciderebbe sui creditori interni (il settore bancario) e su quelli esteri. Per quanto riguarda l’aiuto da parte delle Cina, e dato l’enorme ammontare in gioco, l’approccio del maggior creditore bilaterale del Pakistan, con una quota dell’80%, ad oggi non è variato e continua ad attenersi ai soliti strumenti quali prestiti aggiuntivi, investimenti esteri diretti (IDE) e rinnovo o proroga della scadenza del debito. Inoltre, nel prossimo futuro Islamabad non potrà contare su un eventuale rilancio delle esportazioni per invertire il drenaggio della liquidità dopo le gravi inondazioni che hanno danneggiato le strutture e l’attività economica. Naturalmente, le istituzioni multilaterali, la Cina e gli USA non abbandoneranno il Pakistan data la necessità di stabilizzare questo grande paese nuclearizzato e strategico in questa regione, ma per assicurare la sostenibilità del debito pubblico di MLT sarà necessario molto più dell’erogazione di nuovi prestiti esteri e proroghe delle scadenze, aspetto ulteriormente evidenziato dal fatto che i cambiamenti climatici stanno rannuvolando le prospettive di lungo termine. In futuro, a meno di correzioni precise e di ampia portata, il ripetersi di disastri naturali estremi come le inondazioni del 2022 rischia di rendere l’economia del Pakistan strutturalmente totalmente dipendente dal sostegno finanziario estero.
Rimborsi del debito impegnativi nel mezzo di una profonda crisi di liquidità
Tranne che nel 2021 e 2022, il debito estero – prevalentemente pubblico – ha seguito una tendenza costantemente al rialzo dal 2016, trainato dai crediti cinesi e nuovi finanziamenti statali per coprire le crescenti esigenze di finanziamento estero. Nel 2023, dopo la concessione di nuovi prestiti esteri, si prevede che gli indici riprendano ad aumentare. Il balzo del debito estero dal 2016 al 2020 è stato la conseguenza dell’enorme Corridoio Economico Cina-Pakistan (USD 65 miliardi) China-Pakistan, il fiore all’occhiello della Belt and Road Initiative (BRI) della Cina (la Nuova Via della Seta). Di conseguenza, in pochissimi anni la Cina è diventata il principale creditore del Pakistan, rappresentando il 30% del debito estero totale. Le ingenti esigenze di finanziamento estero del Pakistan sono aumentate vertiginosamente dopo gli shock multipli che hanno colpito duramente l’economia e il paese ha ricevuto un sollievo temporaneo nel 2020/2021 grazia alla moratoria del debito legata alla Debt Service Suspension Initiative (DSSI) del G20 con la sospensione del servizio del debito. Tuttavia, il servizio del debito a breve e del debito estero superava di gran lunga le riserve valutarie. A dicembre 2022 queste ultime coprivano meno di un mese di importazioni, e la situazione da allora è peggiorata.
Questo costante drenaggio ha causato carenze di valuta estera, costringendo le autorità ad assegnare priorità all’accesso alle importazioni di beni di prima necessità. Con il dollaro USA forte e prezzi energetici elevati che pesano sulle importazioni di carburante, gli ingenti costi di ricostruzione che impongono forti importazioni di beni (strumentali) e i cospicui rimborsi del debito in arrivo che erodono la solvibilità del paese, la liquidità rimarrà sotto pressione e in crisi. Tali rischi potrebbero essere esacerbati durante i potenziali colloqui per la ristrutturazione del debito che avverrebbero nell’ambito di un contesto politicamente instabile. Nel frattempo, saranno le istituzioni multilaterali a fornire sostegno, in primis la Asian Development Bank (ADB), e i creditori bilaterali, mentre i finanziamenti commerciali non sono più presi in considerazione a causa dei rendimenti proibitivi dei titoli di stato a lungo termine (al 15%). Il salvataggio e la ristrutturazione del debito pubblico, che aiuterebbero a migliorare la sostenibilità del debito pubblico di MLT del Pakistan, non sono ancora al vaglio per ora ma probabilmente è solo una questione di tempo. Perciò, Credendo ha declassato il rischio politico di MLT del Pakistan alla categoria 7/7.
Escalation della instabilità politica e rischi di sicurezza
La situazione politica interna è molto tesa. La decisione da parte del Parlamento di esautorare il popolare Primo Ministro precedente Imran Khan nell’aprile del 2021, così come le manifestazioni di quest’ultimo per richiedere elezioni anticipate, e la popolazione piegata da un brusco aumento del costo della vita e dalla mancanza di diversi beni di prima necessità hanno provocato frequenti proteste antigovernative di massa. Sebbene il Primo ministro Sharif sia riuscito finora a resistere alle pressioni, Khan potrebbe vincere le prossime elezioni, anche se ciò avverrebbe probabilmente in un contesto socioeconomico ancora peggiore e impegnativo. Resta da vedere come reagirà a questo potenziale esito il potente esercito militare, dato il deterioramento dei rapporti bilaterali. In prospettiva, le ricorrenti difficoltà economiche e le tensioni politiche continueranno ad alimentare l’instabilità politica.
La situazione nel paese in generale è complicata dai rischi di sicurezza interna, che è tornata a rappresentare una fonte di preoccupazione primaria per Islamabad. Dal ritorno al potere dei Talebani in Afghanistan nel 2021, la violenza politica è aumentata drasticamente con sempre maggiori attacchi terroristici da parte del TPP (il principale gruppo militante islamista del Pakistan e alleato di Kabul) in aree tribali e nella instabile provincia occidentale del Balochistan, che però si stanno diffondendo anche nel resto del paese. L’aumento degli attacchi è coinciso con la fine del cessate il fuoco con il TPP dopo che lunghe trattative con il governo non hanno portato ad alcun risultato. Il recente attacco terroristico – il peggiore in anni – che ha preso di mira le forze di sicurezza della città di Peshawar, nel nord del paese, è un chiaro segno di quanto siano aumentati i rischi che il TPP insceni nuovamente una rivolta in piena regola, con la paura che si possa tornare all’instabilità che ha segnato il primo decennio di questo millennio, quando la ribellione islamista ha potuto essere soffocata solo nel 2016 grazie al dispiegamento di una vasta operazione militare. Detto ciò, la rielezione di Khan potrebbe aprire la strada a nuovi negoziati con il TPP e ad un possibile accordo di pace, che per esempio includa una più ampia adozione della legge della Sharia, il che potrebbe ridurre la violenza politica. La possibilità che questo possa accadere tuttavia è minata dalla resistenza da parte dell’esercito a trattare con il TPP e la sua determinazione a combattere i militanti TPP che si sono rifugiati in Afghanistan.
Rapporti stretti con le grandi potenze
Mentre i rapporti con l’Afghanistan si sono deteriorati, si sono invece stabilizzati con l’India, il che trova giustificazione nelle altre priorità attuali del Pakistan. Tuttavia, tale stabilità potrebbe disgregarsi in qualunque momento nel futuro a causa delle costanti questioni conflittuali in essere, in particolare in merito al Kashmir e all’accesso all’acqua. Un aspetto positivo per il Pakistan è che il paese continua a fare forte affidamento sulla Cina, suo potente alleato. Inoltre, dati i rapporti tesi con Kabul, – e vista la situazione finanziaria dissestata del Pakistan – Islamabad ha potuto trarre vantaggio dal miglioramento dei rapporti transazionali con gli USA che, anche dopo il caotico ritiro dall’Afghanistan, restano attivi nella regione. Ciò è dovuto al contesto geopolitico e di sicurezza, in quanto il Pakistan, dato il suo status di paese dotato di arsenale nucleare, è di importanza strategica in Asia all’interno del processo di costruzione di un nuovo ordine mondiale.
Analista: Raphaël Cecchi – r.cecchi@credendo.com